La Lega Nazionale nella Storia
La "Lega Nazionale per la difesa della italianità nella Venezia Giulia e Tridentina" si è costituita il 29 agosto 1890 per iniziativa del garibaldino Giacomo Venezian. La i.r. Luogotenenza ha rifiutato il riconoscimento, ma il tribunale dell'Impero ha annullato questo rifiuto. A Gorizia la Sezione della Lega Nazionale è stata aperta il 21 settembre 1891, in successione alla disciolta "Pro Patria", presidente Carlo Seppenhofer. I soci sono stati sin dall'inizio '600 e subito dopo si sono aperte altre Sezioni nei Comuni italiani della provincia, Gradisca e Cormons. La Sezione di Lucinico è stata inaugurata, con 350 soci, il successivo 2 dicembre.
Al Congresso di Gorizia del 2 luglio 1894 parteciparono le rappresentanze di 27 Sezioni e di 28 Comuni ed i corrispondenti di 24 giornali, fra i quali il "Corriere della Sera" e la "Tribuna" che si pubblicavano nel regno d'Italia. All'eccesso della piazza Ginnastica è stato innalzato un arco che riporta i versi di petrarca "L'antico valore / negli italici cor non è ancora morto". Fra gli stemmi delle provincie italiane ancora sotto l'Austria, spicca quello di Gorizia, circondato da alloro, con la scritta "Così di grado in grado si procede" (Dante).
Negli anni immediatamente successivi, la "Lega Nazionale" - presieduta dal poeta Riccardo Pitteri - intensificherà la sua azione di carattere patriottico, tanto da gestire direttamente a Gorizia, trieste, Trento, in Istria ed in Dalmazia, alla fine del 1908, 24 scuole popolari e 15 asili infantili, contribuendo al funzionamento di altre 18 scuole pubbliche, 17 scuole serali e 6 corsi per analfabeti. Ed alla vigilia della pirma guerra mondiale conterà 45.000 soci, distribuiti in 177 gruppi locali, con 133 biblioteche, intervenendo nel campo dell'istruzione con 250 borse di studio. La scuola popolare italiana di Piedimonte, diretta da Paola brancovig, conterà 99 alunni. La sua funzione patriottica ed educativa è chiaramente proclamata nella strofa del suo inno:
"la mission xe de la Lega de moltoplicar le scole e istruir la nostra prole ne la lingua nazional".
Questo imponente impegno patriottico culturale e sociale è sostenuto dal concorso assolutamente volontario dei soci "per i quali ogni lroo evento, lieto o triste che fosse, era occasione per rispondere all'appello" sollecitati dal diffuso invito: "Date aiuto all'opera civile della Lega Nazionale", come scriverà F. Mosetti. Difatti ogni famiglia italiana h ain casa il calendario della Lega, usa le cartoline commemorative e i fiammiferi dell'associazione e soprattutto è diffuso l'uso dei francobolli chiudilettera della Lega, che in un anno saranno acquistati per oltre 2 milioni di esemplari al prezzo di un centesimo. Molte classi posseggono un salvadanaio che gli scolari riempiono in varie occasioni e che alla fine dell'anno scolastico viene consegnato alla "Lega Nazionale".
Non mancano le occasioni per indire riunioni e per organizzare feste pubbliche in tutte le città del "Litorale", a larga partecipazione popolare, al fine di raccogliere fondi, con lotterie o con altre iniziative, a favore della "Lega Nazionale". In queste occasioni vengono cantate le canzoni patriottiche più in voga, espressione genuina e collettiva delle aspirazioni di una popolazione che difende i suoi diritti nazionali con manifestazioni improntate ad un costume civile che rifugge dalla violenza.
Dal 1890 , a seguito di un concorso indetto dal "Circolo Artistico" di Trieste al Politeama Rossetti si diffonde una canzone, alla quale viene assicurato un grande successo, che inzia con questa strofa:
"Al putel apena nato / A dir mama se ghe insegna / No 'l gnente, ma el se inzegna / Mama, mama a barbottar"
per proseguire:
"Lassè pur che i canti e subi / e che i fazzi pur dispetti; / Ne la patria de Rossetti, / No se parla che italian."
A Gorizia, il nome di "Rossetti" viene sostituito con quello del patriota goriziano Favetti. Ma quello che diventa quaisi un inno a Gorizia, durante le manifestazioni pubbliche in opposizione alle violenze delle organizzazioni slave, con riferimento alla artificiosa circoscrizione elettorale che insidia il carattere italiano della città, inizia satiricamente con la strofa:
"Gorizia per quattro caladi de Plava / Gorizia, credeme, xe s'ciava / xe s'ciava trieste, xe s'ciava Pisin / E Dante e Petrarca xe nati a Tolmin".
mentre le strofe successive sono intercalate dal ritornello cantato con impeto popolare, rafforzato dalla partecipazione collettiva ed unanime che supera le divisioni sociali e politiche:
"Marameo, cari burloni / Ritornè pure a Salcan / Che Gorizia, benedetta, / Tutto, tutto xe italian"
Il 06 gennaio 1897, nella tradizionale adunanza della "Lega Nazionale", prende la parola Giorgio Bombig. Durante il discorso dichiara che "il vedere un sì immenso intervento a questi nonstri annuali convegni ... m'incoraggia a sperare che il sentimento nazionale, avendo ben salde radici in tutte le classi dei nostri concittadini, ci sarà di guida sicura e potente aiuto nella lotta che dobbiamo sostenere e ci condurrà alla vittoria. E' triste cosa veramente parlare di lotta. Ma non è nostra colpa se altri vogliono la guerra, se tentano di opprimerci oggi per sopprimerci domani. E quando le cose stanno a tale punto la lotta io la reputo un dovere; poiché dovere sacrosanto è la tutela e la conservazione di noi stessi, dei propri diritti, dei retaggi avuti, e primissimo fra questi quello della nazionalità...".
"Se gli avversari sono animati dagli entusiasmi di un popolo fanciullo -afferma ancora G.Bombig- noi dobbiamo trarre entusiasmo dalla santità della causa che si chiama alla lotta per la difesa della nazionalità nostra che l'immortale Dante rese gloriosa..."
La stampa slovena infierisce contro i patrioti italiani. il giornale "Soca" del 2 marzo 1897 scrive: " La Lega Nazionale" è il coltello col quale si vuole tagliare la carne slovena, spandere il sangue sloveno, uccidere lo spirito sloveno. Perciò consideriamo nostro nemico ogni italiano che coopera per questa società oppure favorisce i suoi scopi".
La aggressività della stampa slovena -la quale afferma che "i maledetti (italiani) credono che la loro vittoria elettorale assicuri loro sei anni di dominio" durante i quali gli sloveni "sapranno ridurre sotto i loro piedi e calpestare questi italiani neri, sudici, e pidocchiosi" -induce il deputato di Gorizia on. Lenassi a chiedere, nella seduta del 15 maggio 1897, l'intervento del Parlamento di Vienna affermando: " i mestatori politici che dirigono il movimento del partito sloveno, svolgono un'attività incomparabile in tutti i campi. Perfino nelle chiesesi agita contro gli italiani e dai pulpiti e nei confessionali si fa la propaganda slovena".